Ashley Kristen - Mistery man 02 - 2011 - Dimmi che sei mio by Ashley Kristen

autore:Ashley Kristen [Ashley Kristen]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, Contemporary
ISBN: 9788854179936
Google: bR6tCQAAQBAJ
Amazon: B00YDHNZ1W
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2015-07-08T22:00:00+00:00

14

Ti proteggo io

Quasi due settimane dopo…

Parcheggiai dietro al nuovissimo ed enorme pick up modello GMC blu scuro di Brock. Spensi il motore, uscii dall’auto e andai verso il bagagliaio; non appena abbandonai il veicolo caldo, iniziai a tremare a contatto con l’aria gelida.

Eravamo a Denver: il giorno dopo ci sarebbero potuti essere anche quindici gradi benché fosse dicembre. Ma quella notte si gelava, c’era aria da neve, e le previsioni davano ancora possibili nevicate.

Un’ottima notizia per la montagna e le stazioni sciistiche, un po’ meno per Tessa O’Hara.

Mi piaceva la neve: mi piaceva giocarci, guardarla, leggere un libro mentre cadeva fuori dalla finestra e fare la cioccolata calda.

Ma guidare con la neve no, non ci andavo matta.

Aprii il bagagliaio e afferrai con attenzione i manici dei sacchetti pieni di pacchi: si maneggiavano a stento per colpa dei vari rotoli di carta natalizia che spuntavano da una parte e dall’altra.

Avevo un debole per la carta natalizia. In realtà avevo un debole per qualsiasi tipo di carta da regalo, e anche per i nastri e i fiocchi. Cedevo spesso a questa debolezza, e quindi in casa avevo un armadio intero dedicato a carte da regalo e tutto il necessario per fare i pacchetti.

Non sto scherzando.

Mentre mi destreggiavo con le buste e cercavo di non finire impacchettata dai rotoli di carta, riuscii a chiudere il bagagliaio col gomito.

Mi diressi verso il giardino di Brock; non appena il mio sguardo lo intercettò, aggrottai le sopracciglia.

Fuori dal cancello c’era una Harley Davidson. Non quella di Brock ma una Dyna Glide (e comunque non sarebbe potuta essere la sua perché, quando non la usava, lui lasciava la sua Harley Fat Boy nel giardino, sotto un grosso telone fatto su misura).

Mmh. A quanto pareva Brock aveva compagnia.

Destreggiandomi ancora con i sacchetti, attraversai con difficoltà l’alto cancello di legno del cortile, poi la doppia porta e infine il portone.

Non avevo ancora iniziato a salutare che sentii Brock dire a bassa voce: «Tess».

Capii immediatamente che non mi stava dando il benvenuto: era piuttosto un modo per avvisare di interrompere la conversazione.

Cavolo.

«Ciao!», dissi. Chiusi la porta e avanzai in salotto, gettando uno sguardo verso destra: sugli sgabelli di fronte al bancone c’erano due uomini, un ispanico e un nativo americano, mentre Brock stava in cucina dietro al bancone.

Il mio primo pensiero – dato che sono una donna e questo tipo di pensieri precede di solito tutti gli altri – fu quanto erano fighi. E non fighi nel senso normale della parola, se pensiamo alla media di un uomo figo, ma fighi tipo Brock, di quelli che ti fanno venire l’acquolina in bocca, fighi a un livello fuori dal comune.

Il mio secondo pensiero fu che non solo erano fighi quanto Brock, ma che erano entrambi avvolti dalla sua stessa aura di uomo selvaggio e pericoloso.

Per qualche ragione, Brock sembrava molto in sintonia con quei suoi amici, e l’intensa vibrazione che in quel momento pulsava nella stanza lasciava pensare che quella sintonia non dipendesse dalle birre, da storie di guerra o da ricordi nostalgici di qualche puttanella che avevano abbordato.

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